Nelle scorse settimane, l'uscita nelle sale statunitensi del film Deadgirl è stata al centro di numerose polemiche (e chissà se queste seguiranno la pellicola se e quando uscirà anche in Italia).
Il film diretto da Marcel Sarmiento e Gadi Harel racconta di Rickie e JT, due adolescenti problematici che saltano la scuola per esplorare i sotterranei di un ospedale psichiatrico abbandonato.
Lì si imbattono nel corpo di una donna, nuda, avvolta nella plastica, incatenata a un tavolo e morta… o forse morta no.
Nel momento in cui il trailer del film accennava al fatto che i due protagonisti decidessero di utilizzare il corpo della ragazza come oggetto sessuale (tanto più che non veniva chiarito se si trattasse di una zombie o, invece, di una donna malata di mente imprigionata nell'ospedale e chissà perché poi dimenticata lì), si è scatenato il putiferio: secondo le organizzazioni femministe che per prime hanno osteggiato il film, viva o non-morta, lo stupro di una donna resta comunque uno stupro e, in base a ciò, il film era da condannare in quanto apologetico nei confronti di questo reato.
In realtà i registi (e la produzione), in fase di lancio del film, hanno giocato molto sull'ambiguità di questo tema (evocandolo prima e facendolo rientrare poi) ma, a parte questo che resta comunque marketing (e su questo aspetto forse varrebbe la pena di riflettere), a leggere le varie recensioni sembra siano stati soprattutto bravi a mettere in piedi quello che ogni appassionato di film horror si aspetta da un film zombie: divertimento (possibilmente attraverso la creazione di un mostro che metta i protagonisti –e il pubblico con loro– in una condizione di vera paura), una nuova chiave di lettura della nostra società e, infine, un cortocircuito tra ciò che viene proiettato sullo schermo e il pubblico che assiste alla proiezione.
E infatti in Deadgirl il corpo non-morto diventa strumento per poter parlare di altro se è vero, come ha scritto Andrew O'Hehir su Salon, che "se consideriamo la storia come un racconto psicologico, allora non solo la ragazza incatenata al tavolo non è umana ma non è proprio reale. Cioè, non è niente di più di una fantasia dei due protagonisti, una proiezione del loro desiderio masturbatorio e forse, in fondo, anche omoerotico (…) Le polemiche femministe attorno a Deadgirl semplicente non ci stanno: questo è un film sull'alienazione del maschio americano –argomento topico del cinema USA– e sulle tragicomiche conseguenze di ciò".
2 commenti:
E questo, Miguel? L'hai visto già?
CIC!
No non lo conoscevo, sembra bello. Non ne avevo neanche sentito parlare e qui si vedono i primi segnali di cedimento.
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